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Ansia e depressione: le parole più usate dalle persone depresse

Una ricerca scientifica ha valutato quelle che potrebbero essere le parole più usate dalle persone che soffrono di ansia e depressione e aventi idee suicide

di Maria Corbisiero

15 Settembre 2019

Una ricerca scientifica ha valutato quelle che sono le parole più usate da coloro che soffrono di ansia e depressione, nonché dalle persone che hanno idee suicide, valutandole all’interno di quello che è stato definito come “pensiero assoluto”.

Lo studio aveva lo scopo di fornire ulteriori dati per la comprensione dei possibili meccanismi cognitivi che potrebbero stare alla base dei disturbi affettivi.

 

Ansia e depressione: lo studio sul pensiero assolutista.

 
Ansia e depressione: le parole più usate dalle persone depresse
 

Gli esperti sembrano concordare nel dire che il pensiero assolutista sia spesso usato da coloro che soffrono di ansia e depressione o che hanno idee suicida; questi infatti tenderebbero ad ignorare le possibili variabili e/o alternative di pensiero ed a concentrarsi solo sui pensieri più totalitari ed estremisti.

Sembra infatti che alle persone che soffrono di ansia e depressione tutto appaia o viene affrontato in modo assoluto: bianco o nero, sì o no, buono o cattivo, triste o felice, tutto o niente, sottovalutando completamente quelle che possono essere le alternative, la così detta “scala di grigi” che colmerebbe il divario tra quegli unici due colori a loro visibili.

 

Seguendo questo pensiero assolutista, gli psicologi cognitivi hanno cercato di comprendere come pensano le persone che soffrono di disturbi affettivi piuttosto che soffermarsi solo su cosa pensano.

Il risultato di quanto appena detto è descritto in una ricerca pubblicata sul Clinical Psychological Science ed effettuata da Mohammed Al-Mosaiwi del Dipartimento di Psicologia dell’University of Reading e da Tom Johnstone, Director of Neuroimaging presso la Swinburne University of Technology, Australia.

 

“Uno spostamento dell’attenzione sul come pensiamo piuttosto che su ciò che pensiamo potrà fornire una maggiore comprensione dei possibili meccanismi cognitivi alla base dei disturbi affettivi” hanno dichiarato i ricercatori.

 

Al fine di riuscire a comprendere il pensiero assolutista e di provare ad identificare con esso le persone che soffrono di ansia e depressione o che hanno idee suicide, i ricercatori hanno condotto tre studi che prevedevano l’analisi testuale di ciò che scrivevano alcuni utenti iscritti a 63 forum online.

 

Utilizzando il software LIWC (Linguistic Inquiry and Word Count) – programma di analisi del testo che può calcolare il grado in cui le varie categorie di parole sono utilizzate all’interno di un testo, sia esso una poesia, un discorso, una e-mail, ecc. – si è proceduto ad analizzare i testi dei membri dei forum scelti (per un totale di oltre 6400 persone).

 

Ansia e depressione: le parole più usate dalle persone depresse.

 

I ricercatori, il cui scopo era studiare il pensiero assolutista e il legame di quest’ultimo con i disturbi affettivi, hanno sviluppato per tale programma diversi dizionari così da poterli meglio confrontare.

 

Il primo dizionario usato è stato ovviamente quello assolutista, in esso infatti sarebbero contenute le parole assolute, vocaboli o frasi che, secondo gli esperti, vengono pronunciate maggiormente da chi soffre di ansia e depressione: sempre, niente, completamente, totalmente, io, me stesso, me, solo, triste, miserabile e simili.

 

Il secondo dizionario è quello non assolutista contenente frasi e parole che, al contrario del primo, fornivano più alternative e variabili di pensiero: piuttosto, un po’, lui, tu, loro, lei e via discorrendo.

Si è inoltre deciso di inserire ulteriori 73 dizionari preesistenti così da avere un raffronto ancora più ampio.

 

Ansia e depressione: le parole più usate dalle persone depresse

Ansia e depressione – foto diritto d’autore: Katarzyna Białasiewicz


 

Una volta elaborato il programma, i ricercatori hanno effettuato il primo studio mettendo a confronto gruppi di persone che soffrono di ansia e depressione o che hanno idee suicide con gruppi di controllo generali creati proprio per effettuare un raffronto basandosi sul genere, sull’età, sulle malattie fisiche croniche e su malattie come il cancro che possono generare nei soggetti una grave forma di stress fisico e psicologico.

La ricerca così effettuata ha permesso di rilevare che il dizionario assolutista è l’indicatore più forte di ansia e depressione per i gruppi di persone con un’ideologia suicida, in tali gruppi infatti gli indici assolutisti erano significativamente più alti rispetto ai gruppi di controllo.

 

Con il secondo studio i ricercatori Al-Mosaiwi e Johnstone hanno dimostrato che le parole assolute sono maggiormente collegabili al pensiero assolutista piuttosto che al disagio psicologico. Per giungere a tale conclusione gli autori hanno messo a confronto gruppi di forum frequentati da persone che soffrivano di BPD (disturbo borderline di personalità) e ED (disturbo alimentare) con gruppi composti da persone che soffrivano di disturbo post traumatico da stress e schizofrenia.

Il risultato finale si riassume così: i gruppi BPD ed ED avevano indici assolutisti significativamente più alti rispetto agli ultimi gruppi.

 

Nel terzo studio si è proceduto ad analizzare gli scritti dei membri di alcuni sotto forum legati alla depressione e alle idee suicida, nello specifico le persone analizzate, pur avevano sofferto in precedenza di ansia e depressione, risultavano al momento della ricerca in piena fase di recupero. Lo scopo di tale studio era comprendere se il pensiero assolutista persistesse negli ex depressi e se potesse essere considerato come una possibile vulnerabilità cognitiva.

È emerso che l’indice assolutista di tali gruppi era significativamente maggiore rispetto ai gruppi di controllo del primo studio. Ciò potrebbe attestare che, pur essendo in fase di pieno recupero, le persone che in precedenza hanno sofferto di ansia e depressione potrebbero avere delle ricadute.

 

Ansia e depressione: i limiti della ricerca.

 

Tale progetto di ricerca, dal carattere assolutamente osservazionale, non garantisce un controllo sperimentale. Gli stessi autori non sono in grado di confermare se ogni singolo individuo che ha partecipato a tale progetto possa appartenere effettivamente ad un gruppo piuttosto che ad un altro.

È inoltre importante sottolineare che l’indice assolutista non deve essere utilizzato come strumento diagnostico o clinico ma deve essere considerato per quello che realmente è ossia un mezzo di osservazione e controllo tra gruppi diversi in quanto, come sottolineato dagli stessi autori, “è ovviamente possibile usare un linguaggio associato alla depressione senza essere realmente depressi”.

 

Nonostante ciò tale studio rappresenta comunque un punto di partenza per una ricerca futura che possa meglio delineare l’appartenenza ad uno dei succitati gruppi e che possa meglio comprendere il pensiero assolutista del singolo in quanto questo può variare da una persona ad un’altra.

 

Fonte: APSClinical Psychological Science

 


 
 
 

Fonte immagini 123rf.com con licenza d’uso – ID Immagine: 35221820 – 79836824

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